Venerdì, 05 Giugno 2015 11:42

Prevenire il disagio giovanile

Le cronache quotidiane e le statistiche ci dicono che è urgente fare prevenzione per ridurre il disagio giovanile.

Prevenire dal latino giungere prima, anticipare.

Anticipare cosa nei giovani?

Anticipare vuol dire arrivare prima delle insidie, dei reati, dei danni che i giovani avranno attraverso comportamenti a rischio: abuso di alcool e/o di sostanze, comportamenti sessuali a rischio, bullismo, atti di violenza.

Il vuoto che caratterizza le nuove generazioni li spinge a trovare rimedi contro il dolore, contro sensazioni difficili da elaborare, spesso i giovani non riescono a verbalizzare le loro emozioni, le loro insoddisfazioni, le loro aspettative, le loro delusioni, non gli vengono forniti gli strumenti per conoscersi.

I giovani di oggi saranno i nuovi adulti di domani, i figli non sono una proprietà dei genitori ma si fanno per l’umanità, per trasmettere alle generazioni future ciò in cui noi crediamo.

Attualmente il vero problema nei giovani è il vuoto, molti sono quelli privi di un patrimonio emotivo, confusi navigano nel vuoto, un vuoto interiore, una nebbia che non permette di vedere il faro che illumina la via, ma è altrettanto vero che gli adulti non offrono loro strumenti idonei per navigare né a livello emotivo né cognitivo.

Gli adulti sono più confusi dei giovani!

Negare il fallimento degli adulti è da irresponsabili.

È uno stratagemma che permette di vivere senza angustiarsi molto, ma ciò porta ad una sorta di rassegnazione “sono tempi moderni, lo fanno tutti”, ad una ipocrisia: “beve solo il sabato sera” o a giudicare i giovani.

Arrivare prima significa avere il coraggio di chiedere al giovane, al figlio, al proprio allievo dove ti ho ferito?... dove ho sbagliato?... dove non ti ho amato?... quando ti ho abbandonato?... quanto è grande il tuo vuoto, la tua angoscisa? ... Quando mi cercavi... ed io ero assente?

L’ADOLESCENZA COME EVOLUZIONE O COME CRISI.

Armando Ferrari (1994) sostiene che l’adolescenza sia la fase in cui “si decide buona parte della vita futura dell’individuo, attraverso l’accettazione oppure il rifiuto dell’integrazione della dimensione fisica con quella mentale”.

La teoria proposta da questo autore è che il marasma sensoriale del neonato corrisponda nell’adolescente a una nebbia stordente di stimoli e di dolore mentale che lo urge dall’interno e non gli da tregua all’esterno.

Tutto è sollecitazione e pressione: il suo corpo in continuo cambiamento, la crescita che lo obbliga a fare i conti con il passare del tempo, le incertezze delle proprie capacità, la trepidazione per il futuro, ecco che l’adolescenza diventa una seconda sfida.

Quanti ragazzi e ragazze si saranno domandati: ce la farò?

Quando i figli devono affrontare la crisi evolutiva spesso gli adulti di riferimento si trovano ad affrontare la crisi di mezz’età.

Lo psicologo in questa fase del ciclo evolutivo è come un traduttore, un interprete che permette la comunicazione e il dialogo tra i genitori e i figli.

Spesso i figli usano un linguaggio giovanile ed hanno una visione della vita talmente lontano dai propri genitori che lo psicologo diventa un mediatore culturale tra le generazioni.