Le sbarre della gabbia hanno il nome di non riconoscimento, non accettazione, rifiuto, sensi di colpa, pregiudizi sociali, delirio d’onnipotenza genitoriale, perbenismo.
Il figlio è condannato all’ergastolo, ad essere imprigionato in un mondo che non gli appartiene, la sua sensibilità, il dolore che prova gli fanno intuire che tutto ciò non gli appartiene e tenta di progettare un’evasione da questa gabbia.
Alcuni figli tentano la fuga ma, essendo faticosa, desistono per pigrizia, paura, incapacità, per non rinunciare a quella parvenza d’amore e accettazione che li inganna.
Esistono casi in cui il figlio/a accentra tutte le sue energie ed inizia a scavare a mani nude tutti i giorni, per anni, con costanza e metodo fino ad arrivare all’uscita.
Lotta per esistere come individuo libero da schemi, concetti, pensieri che non gli appartengono.
Esce dall’ergastolo familiare, sociale, culturale.
Il figlio/a diventa un individuo libero e intraprende il nuovo cammino… quello a cui era predestinato.
Lo psicologo offre alle persone gli strumenti per scavare e far emergere tutto il potenziale che possiedono al fine di poter essere artefici del proprio futuro.